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Sos salva il fitness, il fitness salva la salute

PADOVA – Un bonus fitness come quello termale e la defiscalizzazione degli abbonamenti, per iniettare liquidità al settore e non farlo collassare come invece sta succedendo.

Queste le due proposte che partono dal tavolo “all’aria aperta” che si è svolto oggi presso il centro sportivo alla Mandria, in gestione del Gruppo Elan e che ha visto una partecipazione corale del mondo della politica, delle istituzioni, del mondo associazionistico, dello sport a livello provinciale, regionale e nazionale.

A chiamare ad un confronto e a gridare ad un sos collettivo i centri fitness del territorio, in grandissima difficoltà.

A dettare legge purtroppo la pandemia che ha fatto finire nel tritacarne, tra le varie categorie economiche, anche il mondo dei centri fitness, che sono stati chiusi per mesi e mesi, ristorati in minima parte e oggi lasciati soli.  Soli e con cali di utenti se va bene del 60%, se va male anche dell’80%.

“A livello di budget – spiega Sandro Cucuccio titolare del Gruppo Elan che conta quattro centri fitness un centro fisioterapico e un centro natatorio in Padova – siamo con dati molto più bassi rispetto al bisogno e questo è dovuto alle necessità dei clienti che pagano a cadenza mensile e non più con prepagati annuali. Quello che rimane fisso e costante sono invece i costi di affitti, luce, gas, pulizie e personale che pesano ancora di più su un incasso ridotto e che soprattutto abbiamo avuto invariati anche nei mesi di chiusura forzata dei centri fitness.

Questo per noi e per tanti altri centri ha significato un drastico calo del personale, un accumulo di debito con fornitori e banche, tanto che molte strutture stanno per collassare, visto anche il perdurare della pandemia e le misure di contenimento del virus, che qui a gennaio sono aumentate e che stanno portando a un ulteriore calo degli utenti.”

La situazione descritta dai centri fitness padovani è quella di aziende del settore che stanno lavorando in perdita, diverse hanno già chiuso e soprattutto i centri di media grande dimensione sono in estrema difficoltà.

Paradossalmente stanno meglio e sopravvivono i piccoli centri di periferia a dimensione familiare, dove il titolare è anche istruttore, si fa le pulizie della struttura e magari la moglie e i figli fanno la parte amministrativa e di segreteria, senza dipendenti. Eppure, il piccolo non è bello perché significa mettere in crisi tutta una filiera e non solo.

“Facciamo un esempio pratico- continua Cucuccio, assieme a Renzo Seren titolare centri fit e fondatore di Fititaly – Per assicurare la continuità aziendale ai centri fitness servono un tot di abbonamenti annuali fissi e un tot di abbonamenti mensili ricorrenti, ma che abbisognano di tempi lunghi per diventare redditizi sul piano finanziario.

Per capirsi, se a settembre io avevo 500 persone che pagavano 600 euro per un abbonamento annuale, che producevano un incasso di 300.000 euro, le stesse 500 persone che pagano oggi un abbonamento di 55 euro mese producono oggi un incassato mensile di 27500 euro. Il tempo per raggiungere un equilibrio tra pagamenti ricorrenti e spese correnti è di circa 18/ 24 mesi, motivo per cui le misure che potrebbero aiutare il settore non possono essere misure di aiuti one shot, stile ristori.

L’ultima considerazione la faccio sui voucher che le aziende fitness hanno erogato per rimborsare i clienti, aziende che però hanno mantenuto comunque i costi attivi e tutto questo si è tradotto in perdite nette, pari, per un centro fitness di media grande dimensione, a 500.000 /700.000 euro”

Di qui la necessità di trovare “altre” soluzioni al problema, che vanno oltre i singoli ristori e fermo restando l’assioma che fitness significa salute, sia fisica che psicologica.  E, portafoglio alla mano, un risparmio per il sistema sanitario di almeno sette volte la spesa.

“Sono preoccupato – ha detto Antonio Paoli Prorettore allo Sport dell’Università di Padova – perché non stiamo pensando al futuro, perché in Italia l’attività sportiva non è una priorità, basti pensare che siamo stati l’ultimo paese in Europa ad avere istituito la laurea in scienze motorie.

Però nel frattempo il 50% degli adolescenti non fanno attività fisica in Italia, il 40% di chi lo faceva post pandemia non la fa più. E questo è e sarà un problema di salute e di socialità e di costi sanitari. Il paradosso è che le linee guida scientifiche di tutto il mondo parlano dell’attività fisica come di un farmaco. Perché non si investe seriamente sull’attività fisica?”

[1]“Deve essere un lavoro bipartisan quello per il rilancio dell’attività fisica a partire dai centri fitness – queste le parole della senatrice Daniela Sbrollini – è necessaria una riforma dello sport, diversa da quella che è sul tavolo romano. I soldi ci sono, anche con il Pnrr, ma dobbiamo guardare a investimenti strutturali e non a ristori una tantum. Bisogna sostenere questo settore imprenditoriale e poi legarlo all’aspetto della prevenzione, del benessere e della scuola, del pil e dell’occupazione”

Raphael Raduzzi deputato del Gruppo Misto e membro della Commissione Bilancio “Purtroppo la situazione che si profila non è rosea, le proiezioni economiche sono al ribasso, si tornerà a parlare di spread. Abbiamo davanti un decreto ristori di 2 miliardi di euro che bisogna però ampliare subito, con scostamenti di bilancio, altrimenti queste attività arriveranno alla chiusura e si perderanno competenze e know how”

Dino Ponchio Presidente Coni Veneto “Sono stanco di sentire sempre le stesse cose che sappiamo bene, bisogna passare a fare. La riforma dello sport è legge, ma il Parlamento la deve cambiare visto che è mancante di molte cose e non aderente alla realtà”

Elisa Venturini consigliera regionale veneto. “Abbiamo ancora le categorie mentali del 2019, ma stiamo vivendo un’altra vita. Noi come Regione abbiamo margini diversi di intervento in materia rispetto ai parlamentari. Non abbiamo applicato l’addizionale irpef, quindi non abbiamo aumentato le tasse, ma ovvio che ci sono meno risorse”.

 E sul tema anche il consigliere regionale Enoch Soranzo “La regione non riesce a sostenere tutti i settori con le risorse, manco sul turismo la prima industria del Veneto. C’è un problema strutturale. Ci sono costi energetici alle stelle per esempio. Ecco che chiediamo al governo di non lavorare sui ristori ma per togliere il prelievo, la tassazione, sui costi fissi per queste strutture.”

Diego Bonavina Assessore allo Sport del Comune di Padova. “Ho paura che le olimpiadi del 2040 magari non si terranno perché lo sport sarà morto a quel tempo. In Veneto, per esempio, sono state investite tante risorse sulle olimpiadi invernali Milano Cortina, che certo ci daranno un rilancio turistico, ma zero sulla sport di base.

Noi come Comune abbiamo fatto uno sforzo immane e destinato 1 milione e 800 euro per le società sportive. Pensate però che ci sono arrivate richieste per 2 milioni e 800 mila euro. Al governo con 8 città metropolitane abbiamo presentato un documento ufficiale indirizzato al Presidente del Consiglio che chiede tre cose: di investire 2 miliardi di euro per aiutare il settore a rimanere a galla, di ampliare il 110% non solo agli spogliatoi delle strutture e di prolungare la gestione degli impianti sportivi pubblici alle associazioni sportive”

Vincenzo Gottardo Presidente Vicario Provincia di Padova. “La Provincia non ha la delega specifica né la competenza sul tema, ma noi possiamo fare da coordinamento delle istituzioni per aiutare a risolvere il problema. Oggi abbiamo grandi somme di denaro che stanno arrivando dal governo ma sono vincolate…e in ambito sportivo non c’è traccia, perché non c’è attenzione né sensibilità verso questo mondo”

Il Senatore Giovanni Endrizzi si è collegato al telefono e ha promesso di lavorare per portare al settore “strumenti di supporto fiscale per migliorare la sicurezza degli ambienti e gli investimenti, riconoscendo una valenza sanitaria a queste strutture e all’attività fisica in generale”

Patrizio Bertin Presidente Ascom Padova. “Noi stiamo lavorando per difendere l’impresa, perché oggi fare impresa è una missione rischiosa e solitaria. Oggi viviamo anche di impresa e non solo di salute. L’impresa oggi non ha bisogno di sussidi ma di lavorare e di essere capita. Noi siamo lasciati soli. Ecco perché chiedo alla politica di avere coraggio di fare azioni che servono”

Il Senatore Antonio De Poli non presente perché al vertice del centro destra e a funerale di Stato di Sassoli ha infine inviato un video messaggio dove ricorda di aver lanciato la proposta al Senato proprio qualche giorno fa della defiscalizzazione degli abbonamenti per le palestre, per aiutare chi sta pagando un prezzo altissimo in questa crisi sanitaria ed economica ma anche per tutelare la salute e il benessere di tutti.