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FIA: World Endurance Championship

19 Luglio 2021 Stampa articolo

MONZA – Il fine settimana del WEC è stato anche il weekend del ritorno del pubblico sugli spalti nel Tempio della Velocità. Ieri circa 700 persone hanno potuto assistere alla 6 Ore di Monza dalla tribuna laterale destra sul rettilineo di partenza, sedendo distanziate come prescritto dalla normativa in vigore. Il rimanente pubblico ha seguito la competizione dalle salette hospitality arrivando ad un massimo di mille spettatori in circuito.

Toyota vince la prima gara italiana del World Endurance Championship conquistando la 6 Ore di Monza. Mike Conway, Kamui Kobayashi e Jose Maria Lopez sulla loro GR010 Hybrid trionfano nella endurance dell’Autodromo Nazionale Monza dopo aver tenuto la testa per quasi tutta la gara e aver rischiato di vedere sfumare il podio per una foratura e un problema meccanico. L’equipaggio della #7 chiude davanti a tutti un fine settimana che l’ha visto dominare sin dalle prime prove libere di venerdì. L’unico momento di difficoltà per il trio si verifica a due ore dalla fine della gara, quando Kobayashi ferma la vettura poco prima dell’ingresso della Ascari, ripartendo però dopo solo una manciata di secondi.
 
Il secondo posto chiude la Alpine A480 – Gibson guidata da Andrè Negräo, Nicolas Lapierre e Matthieu Vaxivière del team Alpine Elf Matmut, che approfitta dei problemi dell’altra Hypercar Toyota, partita dalla seconda piazza in griglia con il trio Buemi-Nakajima-Hartley. Quest’ultima è costretta a fermarsi diverse volte ai box per problemi prima al cambio e poi ai freni, chiudendo la gara in ultima posizione. Chiude il podio delle Hypercar, con il quarto posto nella classifica assoluta, la Glickenhaus #709 di Glickenhaus Racing condotta da Romain Dumas, Franck Mailleux e Richard Westbrook, che è rimasta per qualche giro al comando della gara, prima di accusare anch’essa problemi tecnici.

Mike Conway, Kamui Kobayashi e Jose Maria Lopez sulla loro GR010 Hybrid

Al terzo posto della classifica assoluta si piazza quindi una LMP2, la #22 di United Autosports, team vincitore del campionato la scorsa stagione. Philip Hanson, Fabio Scherer e Filipe Albuquerque conquistano così anche il podio di classe, tagliando il traguardo con un distacco di oltre un minuto sul trio Robin Frijns-Ferdinand Habsburg-Charles Milesi del team WRT e sul prototipo #29 del Racing Team Nederland, condotto da Frist Van Eerd, Paul Loup Chatin e Nyck de Vries. Tutte e tre le vetture sul podio sono Oreca 07 Gibson.

La categoria che regala i maggiori colpi di scena è la LMGTE Pro. A giocarsi la vittoria di classe fino alla fine sono la Porsche 911 RSR – 19 del duo franco-svizzero formato da Kevin Estre e Neel Jani e la Ferrari 488 GTE EVO (AF Corse) guidata dall’italiano Alessandro Pier Guidi e dal britannico James Calado.

Dopo una lotta serrata che porta i due equipaggi a scambiarsi di posizione più volte nel corso della gara, la coppia della scuderia piacentina è costretta a fermarsi ai box a tre minuti dalla fine e a regalare così la vittoria al Porsche GT Team, dovendosi accontentare della seconda posizione. Al terzo posto chiude l’altra Porsche della stessa scuderia, guidata da Gianmaria Bruni e da Richard Lietz.

la Porsche 911 RSR – 19 del duo franco-svizzero formato da Kevin Estre e Neel Jani- Foto Daniele Marangoni

Spettacolare rimonta nell’ultima classe in gara nel Tempio della Velocità. Il team italiano AF Corse, con Francois Perrodo, Nicklas Nielsen e Alessio Rovera, rimonta infatti dall’ultima piazza in griglia e arriva primo nelle LMGTE Am. Da segnalare in particolare la grande prestazione del pilota italiano, che nei primi giri guadagna posizioni su posizioni dando un grosso contributo alla vittoria della Ferrari 488 GTE EVO.

Per gli altri due gradini del podio è duello fino alla fine tra due Aston Martin Vantage AMR. A spuntarla alla fine è il trio Paul Dalla Lana-Augusto Farfus-Marcos Gomes del team Aston Martin Racing. Si devono accontentare del terzo posto i giapponesi Satoshi Hoshino e Tomonobu Fujii e il britannico Andrew Watson del team D’ Station Racing.”

Foto Credit Daniele Marangoni

Daniele Marangoni



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