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Monti Rugby, scende in campo il… “motivatore”

7 Aprile 2020 Stampa articolo

ROVIGO – Un’iniziativa pilota a livello regionale e un fiore all’occhiello si cui andare giustamente orgogliosi. Monti Rugby Rovigo Junior, società di riferimento polesano e non solo per la pallaovale giovanile, ha lanciato a inizio anno un progetto di affiancamento a staff e giocatori per motivare i ragazzi e seguirne il percorso di affiatamento: a beneficiarne per prima, ma l’esperimento potrebbe esser allargato in futuro alla ripresa dell’attività anche alle altre squadre rossoblù, è stata l’under 12 di coach Matteo Milan coadiuvato da Andrea Casotto.

“Fin dal principio – queste le parole di Milan – abbiamo voluto far passare l’idea che il concetto di gruppo è alla base di tutto e che senza rispetto per il compagno si va poco lontani. L’obiettivo era quello di lavorare in prospettiva convincendo i ragazzi a dare ognuno un po’ di sè stesso cercando di cementare l’unione prima di insistere su gioco e skills. Le nostre annate 2008 e 2009 sono al momento un grande ‘cantiere’ dove da un lato si lavora sui primi rudimenti di tecnica e tattica, dall’altro si interviene sulle persone cercando di tirar fuori anche degli uomini dai nostri atleti. È un peccato che lo stop alle attività abbia fermato il progetto: l’intento è quello di riproporlo senz’altro nella prossima stagione, siamo come si dice work in progress…”.

Alessandra Tozzi, psicologa e mamma di un atleta Monti, ha messo a disposizione della Monti la sua professionalità e il suo tempo libero. “Siamo partiti dalle difficoltà relazioni e dalle modalità non funzionali – spiega – avendo notato che nel team a volte venivano meno sostegno, aiuto e fiducia. Il mio ruolo è stato quello di fornire supporto motivazionale e non sostituirmi agli educatori e agli allenatori: ho proposto una serie di semplici giochi che mirano a creare quello sprint che a volte mancava, e quindi attività di respirazione, controllo del corpo ed esercizi di equilibrio che ritroviamo anche ad esempio nella danza. Come sono stata accolta? Benissimo, giocatori e genitori già mi conoscevano e ho notato che col tempo i ragazzi hanno iniziato ad aprirsi, sfogandosi e confidandosi. Hanno capito subito che senza stabilire quel livello minimo di relazione anche le prestazioni di squadra e quindi i risultati in campo ne risentivano: il rugby è uno sport di gruppo e se non c’è il collettivo non si fa molta strada”.

Presentato a novembre questo percorso è partito come detto nel mese di gennaio ma poco più di un mese e mezzo dopo si è interrotto a causa dell’emergenza coronavirus. “Confido – chiude la Tozzi – che il progetto possa ripartire non appena possibile anche perché quest’esperienza si è unica nel suo genere: dalle mie ricerche a livello giovanile in Veneto non risultano esserci altre realtà rugbistiche dove la figura del ‘motivatore’ affianchi coach, educatori e coordinatori nella pratica sportiva coi ragazzi”.  Un elemento di vanto ulteriore per la Monti, gloriosa società prossima ormai a tagliare i suoi primi cinquant’anni di attività a sostegno dell’avviamento alla disciplina più amato dai rodigini.

C.S.



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